La Polemica Intorno Fatica

di Giuseppe Scattolini


“polèmica s. f. [femm. sostantivato dell’agg. polemico]. – Controversia, piuttosto vivace, su argomenti letterarî, scientifici, filosofici, politici, ecc., sostenuta per lo più attraverso una serie di articoli o di altri scritti tra persone che hanno diversità di vedute: aprire, chiudere una p.; impegnarsi in una p.; entrare, essere in p. con qualcuno; sostenere un’opinione in p. con altri; una lunga, interminabile, fiera, aspra p.; p. religiose, teologiche; nell’ardore della polemica. Anche, l’attività del polemizzare: la p. non è il mio forte; fare della p., ricorrere alla p., polemizzare. Con sign. estens., contrasto, discussione portati avanti per inveterata abitudine a contraddire gli altri; atteggiamento di critica preconcetta: per favore, lasciamo da parte le p.; la sua conversazione è una continua polemica.” 

Questa è la definizione del vocabolario Treccani del termine “polemica”.

Vorrei discuterlo in merito alla nuova traduzione ad opera di Ottavio Fatica perché non si fa altro che parlare di “faide” e di “polemiche sterili” o “inutili” che fanno male a tutti e bene a nessuno. La polemica, in sé, è un’accesa discussione tra chi la pensa in modo diverso, di conseguenza non è assolutamente sterile per definizione a meno che non ci sia uno dei due contendenti non incline ad ascoltare l’altro o che le critiche che avanza non siano critiche preconcette, cioè prive di un fondamento non ideologico. 

Quello che dobbiamo chiederci, dunque, è se le polemiche che si sono sollevate contro la nuova traduzione de Il Signore degli Anelli di Ottavio Fatica siano state avanzate per mero amor di contesa e con l’indisponibilità di uno dei due contendenti ad ascoltare l’altra parte, o piuttosto, se un fondamento lo hanno. 

Le polemiche contro la nuova traduzione si estendono, è bene sottolinearlo, a due problemi di fondo, non uno. Uno strettamente relativo alla traduzione in sé, che non è piaciuta praticamente a nessuno. Neppure i curatori dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani (AIST) condividono tutte le scelte di Fatica, come la celeberrima del ruscello che “spisciola” ne Le Due Torri. Non è solo la nuova nomenclatura che non è andata giù ma tante scelte di traduzione in altrettante altre parti del testo non sono state condivise e le polemiche non vengono sicuramente da un solo fronte. 

Il secondo grande problema di fondo, di cui tutti si sono dimenticati, è che c’è una traduttrice che non è stata regolarmente pagata dalla sua casa editrice, che è Vittoria Alliata di Villafranca. Alla principessa Alliata era stato offerto un pagamento irrisorio per appianare tutte le contese di natura economica relative al passato e rinnovare i diritti a Bompiani per pubblicare la sua traduzione. Dobbiamo qui riferirci alla sola parola dell’Alliata in merito, è vero, ma dal momento che non ha ricevuto smentite e che c’è in corso una causa penale, persa nelle sabbie mobili dei tribunali ulteriormente rallentati dall’emergenza Covid-19, dobbiamo prendere per vere le sue affermazioni. 

Alla luce di questo mi chiedo come possano le polemiche essere inutili. Le persone stanno protestando da mesi per due motivi, chi per uno solo dei due e chi per entrambi. Nessuno è soddisfatto di quanto Bompiani ha fatto. Anche chi apprezza la nuova traduzione, infatti, non manca mai di dire quanto meglio sarebbe che nelle librerie fossero compresenti entrambe le traduzioni. E hanno ragione! Peccato che questo non sia possibile dal momento che la casa editrice che pubblica Tolkien voleva lucrare su una traduzione, quella di Alliata, che non aveva pagato. Tutti nel mondo tolkieniano sono concordi su questo, solo che alcuni sostengono, ideologicamente, che il pagamento offerto fosse adeguato, mentre gli altri continuano a sostenere la verità cioè che Bompiani deve pagare il dovuto ad Alliata. 

Sull’altro versante, quello relativo strettamente alla traduzione di Fatica, abbiamo un traduttore che si ostina ad andare avanti con le sue convinzioni senza rispondere alle domande che gli vengono poste, come successo al recente convegno all’università di Trento sulle traduzioni organizzato da AIST (certo che fare un convegno sulle traduzioni e non invitare la traduttrice storica de Il Signore degli Anelli in Italia, Vittoria Alliata, ma solo Fatica, è un po’ stridente e ci dice che si voleva semplicemente dare un palcoscenico importante al proprio traduttore). Fatica si è esplicitamente dichiarato ignorante di fronte alla presenza e alla natura dell’anima nelle opere di Tolkien dopo che già in passato lo si era criticato in merito a questo punto, perché Tolkien tematizza l’Anima nei suoi racconti in modo molto forte facendone un tema cardine dei suoi scritti, ma Fatica si ostina a ritenere questo aspetto un “anacronismo”, in base a nessun’altra convinzione se non la sua. I membri di AIST, che hanno tradotto e pubblicato fior di scritti di Tolkien sull’Anima ben si astengono dal correggerlo. Chissà come hanno curato la sua traduzione… Per non parlare del fatto che Fatica ha detto di essersi pentito di aver dato ascolto a consigli troppo cauti. Insomma, l’AIST lo ha tanto cercato e tanto amato e lui si atteggia così anche con loro. 

Ottavio Fatica

A questo punto, Fatica ha risposto a Costanza Bonelli e al suo incalzare in merito alla sua domanda su quale fosse il lettore “tipo” quando lui traduceva rinnovando la sua convinzione che il testo di Tolkien sia incomprensibile. Dopo aver elogiato la propria traduzione perché più fedele all’originale, nel convegno di Trento, Fatica ha sostenuto che né il lettore italiano né il lettore madrelingua possono capire Tolkien. La domanda successiva che gli andrebbe posta è: se e come dovremmo leggerlo per capirlo. La domanda immediatamente seguente sarebbe questa: dato che la sua traduzione è più fedele all’originale e che l’originale è incomprensibile a chiunque, anche la sua traduzione è incomprensibile, oppure essa si sostituisce addirittura all’originale perché è l’unico testo che rende comprensibile l’incomprensibile? La cosa che ovviamente Fatica non si spiega è come mai Tolkien abbia tanti lettori in tutto il mondo, ma la cosa che appare assolutamente evidente a chi lo ha ascoltato è che a lui Tolkien non piace, neanche un po’. 

Vittoria “Vicky” Alliata di Villafranca

Detto ciò, quali sono le polemiche sterili, e perché? Secondo me tutte le polemiche sollevate sono sterili, è vero, ma per un solo motivo: coloro che dovrebbero ascoltare, cioè Bompiani e Ottavio Fatica, fanno “orecchie da mercante”. Fin troppe volte è stato dimostrato che le convinzioni che ha Fatica di Tolkien sono infondate e da troppo tempo si grida contro una casa editrice che non ha dato il suo compenso a una professionista come Vittoria Alliata che da 50 anni porta al suo editore fior di guadagni con la sua traduzione, fatta in giovane età (16 anni ndr), a cui se rimettesse mano oggi diverrebbe ancor migliore avendo maturato anni e anni di esperienza sul campo. 

Per questi motivi abbiamo deciso di organizzare una nuova puntata su Radio La Voce di Arda (che trovate qui) per spiegare ancora una volta la posizione polemica, ma assolutamente non sterile, per lo meno non per loro colpa, di chi non ha apprezzato la traduzione di Ottavio Fatica né le sue parole al convegno di Trento. L’appuntamento è fissato per il prossimo 12 dicembre alle 16.30 con i seguenti ospiti: Enrico Spadaro, Paola Cartoceti, Francesca Montemagno, Costanza Bonelli e Gianluca Comastri

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One Reply to “La Polemica Intorno Fatica”

  1. <>

    …penso che non ci sia bisogno di aggiungere altro.
    Se si pensa che questo particolare non abbia avuto conseguenze sul lavoro traduttivo, significa che si commette lo stesso errore di chi si accusa: si pecca di superficialità.
    Tolkien stesso, nella prefazione all’edizione del “Sir Gawain and The Green Knight” curata con E.V. Gordon, disse che lo scopo del lavoro era aiutare i lettori ad apprezzare l’opera <>.
    Ora, Fatica, certo un ottimo professionista in campo traduttologico, NON aveva mai letto Tolkien prima, NON se ne era mai interessato, NON aveva conoscenza del “Legendarium” e dell’importanza per l’economia generale dell’opera, dei molti rimandi alla mitologia preesistente.
    Davvero vogliamo candidamente affermare che tutto questo “non è un problema”??
    Abbiamo ad esempio, al Libro II cap.I, una traduzione di “Elder King” con “Vecchio Re”. Ma qui Tolkien si riferisce a Manwe, maggiore dei Valar (dopo Melkor) e Signore di Valinor. A prescindere dal fatto che “elder” (nell’OED “antico”, “anziano”, “talvolta usato come carica onorifica religiosa”) non è “old”, ( nell’OED “vecchio”), e di questo può accorgersene anche uno che, come me, non è madrelingua inglese, questa scelta traduttiva dimostra il punto di cui sopra: NON conoscendo l’universo Tolkieniano (e probabilmente, non apprezzando quel poco che conosceva) per Fatica Manwe può benissimo essere un “vecchio re” qualsiasi, e tale “svista” è rimasta nell’edizione in Tre volumi (che possiedo) ed è stata corretta solo nell’edizione 2020 dopo che le famose “sterili polemiche” che lei definisce “faziose”, hanno portato ad accogliere moltissime modifiche segnalate dai lettori.

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