Tolkien e il Libro di Giona

Tolkien e la Bibbia di Gerusalemme

La Bibbia di Gerusalemme è una versione della Bibbia pubblicata in Francia a fascicoli tra il 1948 e 1953. Essa nasce in una stagione di grande attenzione agli studi biblici all’interno della Chiesa Cattolica, lanciata nel 1943 con la lettera enciclica Divino Afflante Spiritu di Pio XII. Questo documento ecclesiastico incoraggiava gli esegeti a redarre una traduzione della Bibbia a partire non più dal testo latino della Vulgata, ma dal testo ebraico e greco. L’invito venne prontamente accolto dagli studiosi dell’École biblique et archéologique française di Gerusalemme, che tradussero le Scritture in francese. Il prodotto di questi sforzi venne pubblicato come già detto in fascicoli e infine in un unico volume: La Sainte Bible. Traduite en français sous la direction de l’Ecole biblique de Jérusalem del 1956.

Gli studiosi domenicani della Scuola biblica di Gerusalemme mentre leggono la prima edizione della Bibbia di Gerusalemme.

Questo primo grandioso lavoro di traduzione fu come una scintilla che portò alla pubblicazione della Bibbia di Gerusalemme in molte lingue. Anche nei casi delle altre lingue solitamente si tratta del testo tradotto dall’ebraico e il greco, ma con un occhio sempre rivolto alla prima edizione francese. Così è stato anche per la Bibbia di Gerusalemme in lingua inglese pubblicata da Darton, Longman and Todd nel 1966, poco dopo la conclusione del Concilio Vaticano II: la maggior parte di questa nuova traduzione inglese ha seguito l’ebraico e il greco originali, ma nei passaggi con più di un’interpretazione, generalmente è stata seguita la traduzione francese. Tuttavia, per un piccolo numero di libri dell’Antico Testamento, la prima bozza della versione inglese è stata fatta direttamente dall’edizione francese. Successivamente veniva redatta una seconda bozza confrontando parola per parola il testo della prima con l’originale ebraico o aramaico. Tutte le note a piè di pagina e le introduzioni ai libri sono traduzioni quasi letterali dal francese.

Ed è qui che incontriamo Tolkien alle prese con il testo biblico. Nel 1957, dunque un solo anno dopo la pubblicazione in un volume della Sainte Bible, padre Alexander Jones del St. Joseph’s College decise di avviare il progetto di traduzione in inglese, di cui fu Direttore Generale. Proprio in quell’anno, dovendo creare un collettivo di collaboratori, scelse insieme ad altri 26 esperti il professor Tolkien, di cui aveva apprezzato tanto Il Signore degli Anelli e di cui ammirava le competenze linguistiche, filologiche e lessicografiche. La speranza di padre Jones era che Tolkien si occupasse dei primi cinque libri della Bibbia, il Pentateuco, ma Tolkien deve essere stato piuttosto cauto nell’accettare, sia per l’immensa pressione che avrebbe rappresentato questo ambizioso progetto, sia perchè Tolkien non si riteneva sufficientemente preparato sulla lingua francese. Padre Jones ribadì in una lettera datata 14 febbraio 1957 (C. Scull e W.G. Hammond, Chronology, p. 501) che la scelta su Tolkien era più dovuta alla sua padronanza della lingua inglese e ai determinanti contributi filologici che Tolkien avrebbe potuto dare sull’ebraico e il greco. Da parte sua Tolkien in quegli stessi giorni rispondeva con una lettera in cui inviava come esempio la traduzione di in una parte di Isaia 1, 1-31 (Scull and Hammond, Chronology, p. 501. Questa lettera è datata 14-19 febbraio 1957), campione di cui padre Jones fu molto entusiasta dal momento che rispondeva perfettamente alle linee programmatiche che aveva in mente.

Nel tempo di un mese Tolkien preparò la traduzione del libro di Giona, che mandò a padre Jones all’inizio di marzo, e pochi giorni dopo con una lettera datata 12 marzo 1957 (ibidem) fu offerto a Tolkien di iniziare la traduzione del libro di Giosuè. Va specificato che Tolkien tradusse dal francese e non lavorò mai in maniera approfondita sul testo ebraico di Giona, anche se vi faceva riferimento, siccome a margine dei suoi manoscritti di quel periodo si trovano annotazioni di parole scritte in ebraico a matita. Alcune di queste informazioni si desumono da una lettera che scrisse al nipote Michael George:

«Al momento sono immerso nell’ebraico. Se vuoi un alfabeto bello ma idiota, e una lingua così difficile da far sembrare insignificante il latino (o addirittura il greco), ma che lasci intravedere un passato che fa sembrare recente Omero – è questo il caso! (Quando andrò in pensione spero di essere incluso in una nuova squadra di traduzione biblica che si sta preparando. Ho superato la prova: con una versione del Libro di Giona. Non dall’ebraico diretto! Tra l’altro, se mai guardassi l’Antico Testamento, e guardi Giona scoprirai che la “balena” – non si dice affatto che sia una balena, ma un grosso pesce – è abbastanza irrilevante. Il vero punto è che Dio è molto più misericordioso dei “profeti”, è facilmente commosso dalla penitenza, e non sarà sottoposto nemmeno ad alti ecclesiastici che egli stesso ha nominato).» 

(Scull e Hammond, The J.R.R. Tolkien Companion and Guide: II. Reader’s Guide, p. 468. Lettera datata 24 aprile 1957. Traduzione amatoriale)

Da questa immersione nell’ebraico Tolkien trarrà anche qualche ispirazione per la costruzione della lingua segreta dei Nani nel suo ‘legendarium’: il Khuzdûl. Difatti la struttura di base del Khuzdûl assomiglia a quella delle lingue semitiche, come l’arabo e l’ebraico. Le radici da cui derivano i vocaboli non sono di per sé parole pronunciabili, ma consistono solo di consonanti.

In seguito Tolkien non ebbe più tempo per dedicarsi alla Bibbia di Gerusalemme, anche se si era proposto di tradurre in seguito anche il libro dei Giudici e i due libri di Samuele. Nonostante l’abbandono da parte di Tolkien del lavoro diretto di traduzione, il professore e padre Jones rimasero in contatto a lungo, soprattutto per consigli e linee guida per la traduzione. Evidentemente padre Jones continuava a considerare Tolkien il suo traduttore di fiducia a cui scriveva sempre quando emergevano dei dubbi e servivano dei suggerimenti. Da parte sua Tolkien continuò, per il suo proverbiale perfezionismo, a correggere e revisionare il Libro di Giona per quattro anni, tanto che la sua traduzione completa e definitiva fu inviata non prima del 25 aprile 1961! Il testo inviato da Tolkien venne poi a sua volta manipolato da un altro redattore della Bibbia di Gerusalemme, al fine di rendere organica a coerente la lingua biblica e ridurre le differenze stilistiche tra i suoi vari libri.

Questo suo contributo, che lui riteneva modesto, è comunque riconosciuto nelle note quando la Bibbia venne pubblicata. Tolkien commentò brevemente:

«“Tolkien… è tra i principali collaboratori della Bibbia di Gerusalemme tradotta di recente.”

Nominarmi tra i “principali collaboratori” è una cortesia che non merito da parte dell’editore della Bibbia di Gerusalemme. Sono stato consultato per lo stile di uno o due passaggi e per criticare alcuni apporti di altri collaboratori. Originariamente mi era stata affidata una notevole parte di testo da tradurre, ma dopo aver svolto del lavoro preliminare sono stato obbligato a rifiutare a causa di altri impegni, e mi sono limitato a portare a termine Giona, uno dei libri più brevi.»

(J.R.R. Tolkien, La realtà in trasparenza. Lettere, a cura di Humphrey Carpenter e Christopher Tolkien, Bompiani, Milano, 2001, pag.425, lettera dell’8 febbraio 1967 a Charlotte e Denis Plimmer)

(Segue)