I Grandi Racconti, una presentazione del ciclo

L’eco dei Grandi Racconti nelle opere principali

Concludo con delle rapide note al riguardo degli echi accertati della storia di Tuor e della Caduta che possiamo ritrovare nei due romanzi di Tolkien più noti, Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli.

Il primo e più chiaro esempio è la spada di Gandalf, Glamdring, che viene ritrovata nella grotta dei troll ne Lo Hobbit. Tutte e tre le spade ivi rinvenute sono probabilmente di Gondolin, ma Glamdring è l’unica di cui venga detto il proprietario: Turgon, il re di Gondolin in persona. Il balrog di Moria, dunque, confrontandosi con Gandalf, avrà certamente riconosciuto l’antica arma contro cui aveva già lottato.

In seconda battuta, c’è un personaggio della Caduta di Gondolin che ritorna nel Signore degli Anelli: Glorfindel, signore di una delle dodici casate della Città Nascosta. Egli è l’unico elfo in assoluto di cui si conosca la reincarnazione: morto per difendere gli esuli di Gondolin da un balrog, ritorna poi in vita nella Terra di Mezzo, e non a Valinor come gli altri Elfi, per continuare la lotta, e vive a Gran Burrone. Salverà poi Frodo e i suoi compagni dai Cavalieri Neri.

Terzo ed ultimo riferimento che desidero ricordare è anche il più affascinante di tutti: la valle dei salici del Tasarinan. Ivi Tuor dimora per un periodo, prima di dirigersi verso Gondolin, ed è lo stesso luogo dove Barbalbero ci racconta di aver passeggiato nei tempi remoti:

“Fra salici e prati a Tasarinan passeggiavo in Primavera.
Ah! la vista e il profumo di Primavera a Nantasarion! Dicevo: «È bello!».
Nei boschi di olmi d’Ossiriand erravo d’Estate.
Ah! le luci ed i suoni d’Estate fra i Sette Fiumi di Ossir!
Pensavo ch’era ancor meglio.
Ai raggi di Neldoreth giungevo infine in Autunno.
Ah! il rosso e l’oro ed il fremer di foglie d’Autunno a Taur-na-neldor!
Colmava ogni mio desiderio.
Sino ai pini degli altipiani di Dorthonion salivo d’Inverno.
Ah! il vento e il bianco e il nero dei rami d’Inverno a Orod-na-Thòn!
S’innalzava il mio canto nei cieli.
Ed ora sommerse dall’onda son quelle terre.
E io cammino attraverso Ambarona, Tauremorna, Aldalòmë,
Attraverso il mio territorio, il paese di Fangorn,
Ove lunghe son le radici,
E più fitti che foglie gl’innumerevoli anni
A Tauremornalòmë.”

J.R.R. Tolkien, Barbalbero, Il Signore degli Anelli. [traduzione Bompiani 2002]

Questo è uno dei passaggi del Signore degli Anelli assolutamente incomprensibile senza la lettura della Caduta di Gondolin, e che passa quasi incolore a sola dimostrazione della profondità di un testo che altrimenti, senza la storia della Caduta appunto, non riusciamo a comprendere.

Potremmo forse addirittura ipotizzare che Barbalbero abbia incontrato Tuor e parlato con lui durante una delle sue passeggiate. Tolkien ha certamente scritto la storia di Tuor e dei salici del Tasarinan prima del capitolo di Barbalbero: che stesse anche lui mentalmente sorridendo alla possibilità che due così grandi personaggi delle sue storie potessero incontrarsi?

Potremo rispondere a questa domanda non qui, non nella Terra di Mezzo, ma solo quando lo raggiungeremo oltre le mura del mondo, lì dove Ulmo e la storia di Tuor ci preannunciano che siamo realmente destinati.

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